Per la Proloco Castelfranci è un vero onore presentare il lavoro del Preside Luciano Arciuolo. Un vero amante della nostra cara Irpinia
, da sempre attivo nel sociale. Con il Preside abbiamo imbastito differenti progetti, consci, che la rinascita di questi territori non possa non passare per le nuove generazioni. Tante troppe parole sono state dette in questa terra che sembra sempre più orfana di un reale progetto, di una reale “voglia di essere”. Il terzo lavoro letterario del nostro caro Preside si inserisce in un contesto appesantito, frustrato e sempre più soggetto all’emigrazione forzate dei suoi giovani. L’Italia non vive certamente il suo momento migliore, l’Irpinia anche.La presentazione del testo permette a noi, ProLoco Castelfranci, di ritornare a parlare. Ci permette di riconquistare lo “spazio pubblico”. Ritornare a parlare dopo la lunga pausa dovuta all’epidemia da Sars-Cov-19.
Aristotele sostenne che la “poesia” fosse più importante della storia perché, non trattando il vero ma solo il verosimile, ci permetteva di osservare l’universale e non il particolare. Ci permetteva, quindi, di comprendere l’uomo e la sua esistenza nella sua dimensione più autentica, quella tragica. L’opera del preside, trattando un fantastico verosimile, ci permetterà di toccare tanti temi che per noi sempre sono stati fondamentali. Temi sui quali, oggi, si parla sempre meno, che la nostra società ha dimenticato o sostituito con altri non adeguati.
Non è, forse, per questo stesso motivo che Saint-Exupéry scrisse “Il Piccolo Principe”? Pubblicato nel 1943 a New York nella traduzione inglese e solo successivamente nella sua versione originale in francese, il Piccolo Principe resta una dei racconti più importanti della narrativa del XX secolo.
Le due opere sono strettamente connesse fra loro. Le risposte alle quali Saint-Exupéry non ha dato voce vengono riprese dall’Arciuolo in un crescendo che rende il testo originale e scorrevole. Un testo che non è rivolto solo al pubblico dei “più piccoli” ma che si pone come strumento di mediazione tra il mondo genitoriale e quello infantile. Un collante, non solo verso l’originale e più famoso “Piccolo Principe” ma anche e soprattutto su quelle lezioni di vita che, entrambi i testi, ci consegnano.
Vi sono tratti in comune che, velocemente, possiamo tracciare. In entrambi i testi vengono consegnateci alcune lezioni che potremmo definire “di vita”. La prima lezione, universalmente valida, è certamente questa; l’essenziale è invisibile agli occhi. La vera bellezza non giace nelle cose “appariscenti” ma risiede in ciò che abbiamo dentro di noi. La bellezza di una persona non è mai il suo aspetto fisico, troppo facile, ma la sua intimità, il suo mondo nascosto che possiamo conoscere solo se vogliamo realmente approfondire quel rapporto.
Siamo responsabili dei nostri rapporti. L’amicizia, l’amore, la socialità sono dimensioni prettamente umane. Queste realtà portano sempre con sé la necessità di assumersi le proprie responsabilità. la responsabilità rappresenta una scelta verso se stessi e verso gli altri. Senza l’assunzione di responsabilità non siamo diversi da “questo mondo” che fagocita tutte le belle speranze del “piccolo principe”.
Un’altra lezione troppo a lungo dimentica è quella che ci invita a non badare alle apparenze. Le apparenze ingannano. Cartesio ha strutturato un intero sistema filosofico sulla dicotonia apparenza/verità. L’errore dei sensi. Perchè non siamo solo animalità “istinto, sensi, apparenza” ma, siamo, costruttori della realtà che ci circonda. Non sempre ciò che vediamo, ascoltiamo e pensiamo corrispondono a verità. Solo perché un oggetto o una situazione appaiono in un certo modo non è detto che siano davvero così.
Forse, perché resta impossibile stilare una classifica degli “insegnamenti dei due “piccoli principi”, quello su cui vigliamo soffermarci un pò di più è questo; LE AZIONI SONO PIU’ IMPORTANTI DELLE PAROLE.
Le azioni. Agire per perseguire un qualcosa, PER RAGGIUNGERE UN OBIETTIVO. Lo scopo della nostra associazione è perseguire il meglio per la nostra comunità, per il nostro territorio e per il nostro futuro. Il testo ci invita a dare più importanza alle nostre azioni, alle azioni di tutti i giorni. Ecco, dobbiamo superare il velo dell’apparenza, delle facili argomentazioni e dei discorsi banalizzanti. Andare oltre, ritornare a guardare il mondo con occhi più ingenui, fanciulleschi, innocenti. Operare una decostruzione della realtà, eliminando il superficiale che si sta imponendo come unica “verità”.
Il preside, attento osservatore del mondo circostante, evidenzia come questo mondo stia perdendo contatto con le questioni “realmente” importanti. La vicenda dell’Alan Kurdi è sullo sfondo di questo piccolo ma grande racconto. E’ un tema scomodo, complesso che non possiamo lasciare nella mani della pessima politica italiana. infatti, mentre stiamo scrivendo, possiamo leggere le pagine di cronaca nera sulla tragedia di Colleferro. Ritorna il tema del tragico. Di una vita che sembra non avere alcun senso, di persone che sono solo numeri. Un mondo impazzito, dilaniato dalla violenza e dalla dialettica dello scontro. Un mondo dove troppi bambini non hanno più diritto alla fantasia, non hanno più diritto allo studio, non hanno più diritto alla spensieratezza. Un mondo omologato e standardizzato. Un mondo che accetta la miseria, la povertà, l’imbarbarimento come se fossero categorie necessarie e non contingenti.
Al Piccolo Principe del preside Arciuolo viene consigliato di andare in Italia, nelle città ricche … perché nelle città ricche potrà trovare il suo vecchio amico (l’aviatore). Nella Palermo odierna, il nostro piccolo eroe comprende che la povertà è un fatto, una realtà che esiste ovunque. Comprende che la fantasia non è più contemplata, che la stessa dimensiona fantastica dello “giocare” è stata sostituita dalle console. Un mondo che non vuole bambini originali, unici. Un mondo che non contempla la felicità quella vera, quella che non puoi comprare al mercato. Un mondo che si è trasvalutato in un grande mercato nel quale tutto è permesso tranne vivere.
Il lavoro del preside ci pone ulteriori domande, ci chiede di fermarci un attimo. La famosa frase amletica “dove stiamo andando” merita adesso una risposta che non può essere, come spesso accade, una riposta di comodo. La risposta potrebbe suggerircela proprio la lettura di questo piccolo ma grande libricino. Inoltre, il ricavato, verrà devoluto all’associazione S.O.S Villaggi dei Bambini che aiuta i bambini e i ragazzi privi di cure familiari o che sono a rischio di perderle.
Già solo per questo dovremmo acquistare il libro, già solo per questo motivo dovremmo sostenere l’iniziativa del nostro caro amico Arciuolo.